Emergenza sanitaria vaiolo delle scimmie
Cos’è e dove è diffuso?
Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi da sempre presente in alcune regioni dell’Africa che da maggio 2022 si è presentata in diversi focolai negli USA e in Europa. Attualmente è presente anche in Italia su tutto il territorio. Il monkeypox, detto anche vaiolo delle scimmie, non ha nulla a che fare con il virus del vaiolo umano ormai praticamente estinto, pur essendo della stessa famiglia.
Come si manifesta?
Può manifestarsi con un solo sintomo o una combinazione dei seguenti. Febbre (più o meno alta), dolori articolari, stanchezza, mal di testa, gonfiore e dolore al tatto a livello dei linfonodi della gola, delle ascelle o dell’inguine, eruzioni o lesioni della cute in qualunque area del corpo in quantità variabile (da una a molte decine), ma con prevalenza a livello genitale. Questi ultimi segni possono essere scambiati per foruncoli, punture d’insetto, altre infezioni o eritemi, per questo non vanno sottovalutate poiché non sempre si manifestano con prurito o dolore. Possono verificarsi irritazioni dolorose a livello della gola, dell’ano, del retto o dell’uretra.
Come ci si contagia?
Serve un contatto ravvicinato e prolungato in ambiente caldo e umido. Secondo la letteratura scientifica circa il 95% delle persone che si sono contagiate lo hanno fatto attraverso un rapporto sessuale ma per ora non si esclude che anche le goccioline di saliva che emettiamo quando parliamo possano essere rilevanti, anche se non sono ancora stati documentati casi di contagio in questo modo. Non si esclude neppure che anche i vestiti, le lenzuola e gli asciugamani di chi ha sviluppato i sintomi cutanei possano trasmettere l’infezione se condivisi. I liquidi biologici e le eruzioni cutanee sono veicoli di trasmissione del virus.
Chi è più a rischio attualmente? Al momento la comunità MSM sembra essere quella più a rischio dal momento che la quasi totalità dei casi diagnosticati riguarda sono uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, il che però non esclude che qualsiasi rapporto intimo con una persona infetta possa essere causa di contagio. Per questo è importante avvisare i contatti più stretti con cui la persona è venuta in contatto nei pochi giorni antecedenti la comparsa dei sintomi al giorno della diagnosi.
Come avviene la diagnosi?
La diagnosi avviene mediante un test PCR tramite tamponi su una delle sospette lesioni o eruzioni e nell’orofaringe dato che la saliva all’inizio dell’infezione presenta una concentrazione elevata di virus.
Qualora la diagnosi confermi la positività al Monkeypox , essendo una malattia soggetta a notifica obbligatoria, il medico che ha formulato la diagnosi dovrà informare i sistemi pubblici di sorveglianza per attivare il processo di sorveglianza della persona. Quanto all’isolamento, pur obbligatorio, non sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto della quarantena. L’isolamento termina con la caduta di tutte le croste (il tempo necessario è di circa 15/20 giorni) e viene formalmente sciolto con un certificato medico della struttura che ha fatto la diagnosi
Cosa fare in caso di sintomi o di contatti con persone risultate positive?
Nel caso in cui si venga in contatto con una persona positiva al Monkeypox si consiglia di monitorare la temperatura e la comparsa di eventuali sintomi e nel caso contattare il medico. Non vi è indicazione di andare dal medico in assenza di sintomi.
In caso di sintomi invece bisogna rivolgersi quanto prima ad un ambulatorio per le infezioni sessualmente trasmissibili. Per Padova e provincia rivolgersi al pronto soccorso dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 18.00 e il sabato dalle 08.00 alle 13.00 che provvederà ad inviare la persona al reparto di malattie infettive qualora vi sia la necessità di fare i tamponi.
Che decorso ha la malattia?
Generalmente le lesioni cutanee evolvono in croste e i sintomi vanno via via scemando fino alla riepitelizzazione e alla ricostruzione di tessuto integro. Qualora queste siano localizzate al cavo orale (impedendo alla persona di bere e mangiare) o in zona genitale (rendendo impossibile urinare per ostruzione del meato uretrale) può essere necessaria l’ospedalizzazione.
La terapia è di norma sintomatica e consiste nell’assunzione di farmaci per abbassare la febbre e antinfiammatori/antidolorifici.
Al momento l’unico antivirale specifico (Tecovirimat) è utilizzabile solo in ambito ospedaliero e riservato alle forme più severe di Monkeypox.
Cosa succede dopo la guarigione?
L’OMS per precauzione, in attesa di chiarimenti, consiglia per un periodo di 12 settimane di utilizzare il preservativo in ogni tipo di rapporto sessuale (anche orale).
Ancora non è noto se in seguito alla guarigione residuerà copertura anticorporale, anche se è ipotizzabile che questa possa restare a vita.
In Italia è già disponibile un vaccino?
Il vaccino è appena stato autorizzato dalle autorità competenti ma al momento siamo in attesa delle circolari ministeriali che ne determinino la quantità, le modalità di somministrazione e a quali popolazioni.